ANCHE I BULLI HANNO BISOGNO DI AIUTO
Si parla molto del bullismo e, in particolare, di come questo fenomeno abbia un riscontro emotivo e psicologico sulle vittime.
Per limitare il fenomeno è molto importante sostenere, rinforzare e dare degli strumenti alle vittime per far fronte alle violenze che subiscono.
Ma è sufficiente?!
Bisognerebbe anche agire con chi attua questi comportamenti aggressivi, forse prima di tutto.
La letteratura parla indicativamente di due tipi di bulli.
Il bullo leader e quello ansioso.
Entrambi agiscono comportamenti aggresivi di diverso tipo, ma se il primo agisce anche verso gli adulti, senza averne il minimo timore e senza mostrare la minima preoccupazione verso chi può rappresentare un’autorità, il secondo mostra una maggiore sensibilità verso il giudizio dell’adulto, il suo pensiero e ciò che potrebbe conseguire alle sue azioni.
Il risultato a volte non cambia il destino di alcune vittime, ma questa è una sfumatura importante che permette di fare delle riflessioni su come aiutare i bulli a comprendere le loro azioni e limitarle.
Partiamo dalle ipotetiche e generali cause per cui un bambino o un ragazzo abbia bisogno di comportarsi da bullo, fermo restando che ogni caso è a sé.
I diversi studi del fenomeno confermano la presenza di carenze affettive nella storia di crescita di questi bambini e ragazzi.
Il termine “carenze” è vago e può riguardare vuoti affettivi di diverso tipo.
Se sappiamo che esistono queste lacune alla base, allora è importante aiutare il bullo a colmarle, a sentirle di meno, a comprendere, ad elaborarle.
A causa del loro atteggiamento, vengono spesso emarginati dal gruppo non solo dei pari ma anche degli adulti.
Forse vale la pena riflettere sul fatto di adottare un approccio relazionale più accogliente e comprensivo da parte di chi quotidianamente si rapporta a loro, per aiutarli in tal senso.
Un’altra causa di cui si parla è il permissivismo.
Se è vero che nel contesto più famigliare si riscontra una carenza di regole che forniscono un freno e un contenimento, è utile per il contesto extra famigliare adottare delle regole che contengano.
A volte, è proprio il loro comportamento senza freni, impulsivo, al limite, che dice del forte bisogno di contenimento, come una sorta di richiesta di aiuto in tal senso: “fermatevi voi, aiutatemi a fermarmi”.
Se alla base del rapporto con l ‘altro vi è uno spazio di comunicazione, allora le regole possono essere condivise e concordate da entrambe le parti, come si fa coi bambini per educarli.
Ovvio che è un lavoro che richiede tempo e dedizione, ma può essere costruito dalle varie figure educative e non, che stanno in relazione col bullo.
Vi sarà una continua sfida e lotta per il potere da parte sua, poiché la spinta innata a prevaricare lo porterà a comportarsi in tal modo.
Sta all’adulto dall’altra parte il tollerare la continua sfida e porsi come una figura autorevole e non autoritaria, poiché è solo con l ‘autorevolezza che si può stabilire un contesto di rispetto di questo tipo.
La mancanza di empatia è un altro possibile spunto di lavoro.
Ai bulli sembra mancare questa competenza emotiva, che si sviluppa già nella prima infanzia.
Aiutarli a comprendere come si sente l’altro, attraverso il dialogo, la riflessione, l’immaginazione, la lettura di storie e la comprensione guidata, i giochi sociali che sviluppano le capacità prosociali, sono esempi sui quali si può aiutare il bullo a far spazio dentro di sé al punto di vista emotivo dell’altro.
In questo lavoro, delicato ed impegnativo, è necessaria la continuità, la perseveranza, la dedizione di figure educative, amici, conoscenti adulti, motivati in tal senso.
Ad esempio, pensando ad un gruppo di mamme che si trovano al parchetto e si trovano costantemente alle prese con un bambino che attua comportamenti da bullo verso i propri figli, è possibile pensare ad un loro intervento in tal senso, per aiutare il bambino in questione e proteggere contemporaneamente i propri figli.
Altri piccoli suggerimenti.
In qualsiasi ruolo voi siate, amici, conoscenti, famigliari, educatori o altro, non fateli sentire emarginati o stigmatizzati.
Non è semplice e a volte verrebbe da fare proprio il contrario, ma è proprio questo atteggiamento dell’altro che riflette poi un’immagine negativa di sé, presa dal bullo come unico modo per essere riconosciuto.
Si comprende come ciò alimenti un circolo vizioso.
Aiutateli a sviluppare un senso morale e sociale, attraverso il confronto, il dialogo, la riflessione, lo scambio di punti di vista: fornite il vostro a loro che potranno imparare ad averne uno diverso dal proprio o da quello che hanno sempre vissuto e condiviso.
La comunicazione con l’altro permette lo sviluppo di un senso integrato e coerente del Sé, pertanto se spesso manca il dialogo nel loro contesto quotidiano, aiutateli ad inserirlo come elemento fondamentale di una relazione costruttiva.
Come dicevamo poco fa, a loro manca l’empatia e la capacità di comunicare i propri sentimenti. Se vi è una lacuna in questo senso, di conseguenza la gestione dei conflitti diventa difficile.
Allora, li si può guidare nel trovare altri canali di sfogo delle emozioni, in primis della rabbia, a dare dignità e valore a questa emozione che comunque e’ un segnale importante del Sé e a riconoscere l’emozione dell’altro. Come? Il dialogo prima di tutto e, ad esempio, nel mettere delle parole laddove vi siano solo atteggiamenti ed agiti che per loro rimangono senza significato.