PERCHE’ SONO COSI’ DISTRATTO?
…”dimentico sempre il nome di una persona quando si presenta, ricordo spesso a me stesso quello che devo fare in giornata , a volte sono così distratto che sbaglio la strada che dovrei percorrere”…
La memoria è un processo cognitivo strutturato e complesso. L’incapacità di ricordare può essere indicativa di una mente disordinata o piena di pensieri e ansie.
A volte capita che la distrazione crei una reazione a catena, per cui se ci si crede distratti allora si è distratti davvero e le cose non si ricordano, come in una profezia che si autoavvera.
Pertanto, il suggerimento che la vostra mente vi fa, legato alla convinzione di non riuscire a ricordare, diventa una convinzione onnipotente che induce le vostre aspettative a diventare realtà.
La conseguenza: non si ricorda davvero!
Se, oltre ai pensieri, ci sono di mezzo le ansie, le cose si complicano. La mente funziona meglio quando lo stato emotivo di una persona è sereno e tranquillo.
Se ci sono in gioco emozioni forti, come ad esempio l’ansia o qualsiasi altro vissuto ingombrante, meglio fermarsi nelle proprie attività di pensiero e cognitive, per lasciare che l’intensità dell’emozione si abbassi.
Penso ai bambini o ai ragazzi in ansia di fronte ad un compito o un’interrogazione, che di certo sbagliano o non riescono ad affrontare se prevale una componente emotiva invalidante.
Allora, come fare?
Ogni persona, bambino o adulto che sia, vive pensieri ed emozioni a modo suo, per cui non esiste una regola o una soluzione magica valida per tutti.
In generale, si può riflettere sulle proprie capacità cognitive di memoria per capire come raggirare anche i pensieri che alimentano il non-ricordo: “…se so già che dimenticherò, allora faccio un promemoria, un appunto, chiedo a qualcuno di ricordare al posto mio…”.
In secondo luogo, parlare della propria ansia o delle emozioni che fanno sentire bloccati nella memoria, poiché parlare è comprendere, capire, realizzare come gestire gli tsunami emotivi: “…forse mi sale l’ansia per l’interrogazione perché i compagni mi guardano, allora dimentico tutto… Forse può aiutarmi capire che non faccio una brutta figura anche se sbaglio, che i miei amici credono in me anche se mi va male… E forse, di questo, devo proprio parlarne con loro, giusto per averne una conferma che mi aiuta….”.