Un salto nel buio?
I bambini sono prossimi a rientrare a scuola e le maestre, dopo così tanto tempo, finalmente sono pronte ad accoglierli nuovamente, come i genitori a lasciarli nelle loro braccia.
Ma come se lo immaginano questo rientro i bambini?
Quali i pensieri e quali le emozioni?
A cosa andranno incontro?
Lo scenario è il seguente.
I nostri cuccioli erano abituati ad una routine, quella quotidiana, che prevedeva andare a scuola, salutare i genitori, lasciarli per un periodo più o meno lungo, rivederli e tornare a casa con loro per concludere la giornata.
Arriva i lockdown.
Genitori e bambini si ritrovano a casa. Inizialmente solo a casa, h 24, tutti assieme.
Inizia qualche riapertura e qualche genitore rientra al lavoro, affidando il bambino, per un tempo più o meno lungo, ad una figura di accudimento specifica.
In altre famiglie, invece, prosegue una sorta di lockdown, inteso come lo stare assieme, a volte ancora h24, ma con la possibilità di uscire da casa.
Nella mente dei bambini, tutto ciò ha significato una rivoluzione dal punto di vista degli affetti e delle relazioni, ovvero un passaggio da una separatezza affettiva dal caregiver, elaborata, appresa e funzionale, ad una vicinanza quasi simbiotica, tipica dei bebè.
E’ anche per questo motivo che si vedono oggi molti bambini regrediti su diversi piani, a livello di alcuni comportamenti e nei passaggi di crescita.
Il lockdown è stata, nella mente del bambino, una sorta di lunga vacanza.
I genitori, e anche le maestre, sanno che bene che, dopo una vacanza, una pausa, più o meno lunga, su alcune dinamiche, su alcune conquiste di crescita, spesso bisogna un pò tornare indietro.
Il mio pensiero, in questi casi, è che il tornare indietro serve per andare avanti, magari anche con qualche qualità aggiuntiva, e non è mai una regressione agli inizi.
Questi sono quindi i nostri bambini di oggi.
In questi giorni devono affron
tare l’esperienza del ritorno a scuola.
Per alcuni di essi è un tornare, per altri è una nuova esperienza.
Ogni scuola ha le sue regole per quanto riguarda la situazione Covid-19.
Alcune insegnanti porteranno la mascherina, altre la visiera.
In alcune scuole, l’accesso del genitore è limitato al triage o al parco esterno, in altre sarà concesso l’accompagnamento in classe, per un breve tempo.
I bambini cosa pensano a riguardo?!
Mettendoci un poco nei loro panni, possiamo forse riflettere su alcune questioni, da tenere a mente, affinché questo rientro possa essere più protettivo possibile per loro, e non un salto nel vuoto, sia nel caso in cui sia un rientro, sia, e soprattutto, nel caso in cui sia un nuovo ingresso.
In primis la mascherina e la visiera.
E’ vero che i bambini sono abituati a vedere gli adulti, e anche altri pari, con questi aggeggi, oramai conosciuti e non troppo spaventanti.
E’ altrettanto vero però che una mamma o un papà lasceranno il loro bambino, magari di 3 anni, affidato alla maestra, per loro una sconosciuta, che indossa tale protezione.
Quali fantasie avranno a riguardo?!
Nel caso della mascherina, i bambini non vedranno totalmente il volto di questa nuova figura di accudimento, quindi perderanno una gran parte del non verbale, delle sue espressioni emotive, di tutto quello che può comunicare attraverso metà volto.
Un’indicazione per le maestre per rendere più confortevole un primo distacco ed il soggiorno intero del bambino a scuola, potrebbe essere quella di compensare quest’assenza attraverso le parole, verbalizzando le proprie emozioni, comunicando al bambino con gli occhi, che sono un ottimo canale di espressione emotiva, piuttosto che con l’intero corpo.
I genitori possono rendere quindi attento il bambino a tali indicatori, aiutandolo così a conoscere il nuovo adulto di riferimento e a fidarsi di lui.
Conoscere l’ambiente è altrettanto importante.
I bambini sono più sicuri se hanno una minima idea del luogo in cui verranno portati.
Se questo luogo è poi visitato con un genitore, facilmente diventa un luogo affettivo sicuro e non un posto che può incutere paure.
E’ fondamentale curare i momenti di distacco, osservando come il bambino si comporta, più che quello che dice.
Osservando le sue emozioni, l’espressione di esse attraverso il corpo, cercando di capire il momento in cui è davvero a suo agio, ovvero quello giusto per poter salutare il genitore e passare nelle braccia della maestra.
Se il bambino non fosse pronto, lo si può aiutare con quegli oggetti che hanno proprio la funzione di passaggio, gli oggetti tradizionali.
Una copertina, un peluche, un qualsiasi oggetto che il bambino porta con sé sempre e che tranquillizza, rassicura, rende felici.
Può anche essere un oggetto che appartiene alla mamma o al papà, un braccialetto ad esempio, o una foto, un qualcosa che funga da ricordo del genitore e che colmi il vuoto che il bambino sente in sua assenza.
Quando il genitore torna a scuola, a fine giornata, oltre a recuperare il tempo mancato e quindi dedicargli dei momenti esclusivi, in assenza di fratelli o altri adulti, il cellulare o cose da sbrigare, può fare un ottimo lavoro di elaborazione della giornata con lui.
Può chiedere al bambino com’è andata la giornata, cos’ha fatto, ma soprattutto come si è sentito.
Può accoglierlo nelle sue emozioni, semplicemente stando in ascolto, aiutandolo a capirle, contestualizzandole, fornendo rassicurazione dove necessaria.
I bambini potranno manifestare delle piccoli crisi.
E’ del tutto normale. Direi che è il loro modo, sano, di elaborare questo distacco, di buttar fuori dei sentimenti sgradevoli, per poter andare avanti.
Qualche bambino potrà perdere dei comportamenti di crescita già acquisiti e tornare indietro nelle tappe di sviluppo, ad esempio chiedendo di dormire nel lettone.
Io credo sia importante poter assecondare le loro richieste, intese come bisogni specifici per questa fase, senza il timore di tornare troppo indietro o di sbagliare.
La cosa fondamentale per un bambino è esserci, in ascolto delle sue emozioni, assecondando, per quanto possibile, i suoi bisogni.