La mia area di specializzazione sono i bambini nella fascia 0/10 anni..
Mi piace molto lavorare con loro, essere in ascolto dei loro bisogni, aiutarli nelle loro difficoltà, comprenderli nelle loro emozioni e nei loro vissuti. Adoro quando sono in Studio e, da lontano, sento la loro vocina arrivare a riempire la sala d'attesa di emozioni.
Mi si riempie il cuore quando, nel cammino che facciamo assieme, dal malessere che portano iniziano a sentire che le cose possono cambiare, che si può stare bene, che le emozioni si possono gestire e i comportamenti si possono modificare.
Il lavoro che svolgo con i bambini coinvolge anche i genitori. Con i bambini, mentre si gioca o si disegna, si entra in contatto con il loro mondo interno, le loro fantasie, i loro affetti, le loro relazioni. Grazie a questi elementi si può partire dalla difficoltà portata e arrivare, con il tempo, ad una risoluzione. Con i bambini utilizzo anche le storie, gli albi illustrati, o assieme creiamo narrazioni che permettono di esprimere vissuti ed emozioni più o meno inconsci.
Con i genitori è fondamentale lavorare in squadra, quindi attraverso dei momenti separati di dialogo e confronto, in assenza di giudizio, rispetto a ciò che loro vivono nel contesto casa, utili a stabilire assieme delle strategie di comportamento da poter adottare, per facilitare una buona evoluzione del lavoro di psicoterapia o di sostegno psicologico.
Con i bambini più piccoli o nelle difficoltà di separazione, a volte, oltre a questi due momenti distinti sopra descritti, propongo, in base all'esigenza un lavoro bambino-genitore condiviso. Quindi, i momenti di colloquio con i genitori sono comunque mantenuti ma, al posto che lavorare singolarmente con il bambino in Studio, coinvolgo anche il genitore o i genitori in un lavoro di gioco, condivisione delle emozioni, espressione dei pensieri, comprensione del malessere portato e suggerimento condiviso di un comportamento maggiormente adattivo per la relazione genitore-bambino.
Le difficoltà di cui generalmente mi occupo riguardano:
- 0/3 anni: allattamento, svezzamento e alimentazione, gestione del sonno, regolazione degli sfinteri, comprensione e gestione dei comportamenti difficili, primi distacchi per l'inserimento al nido o alla scuola dell'infanzia, regole e contenimento, espressione e gestione delle emozioni, comprensione e gestione dei comportamenti nella relazione con i pari o con altri adulti, traumi o altri eventi critici o conflitti.
- 3/5 anni: gestione del sonno, enuresi o encopresi, alimentazione, gestione dei distacchi, regole e contenimento, espressione e gestione delle emozioni, ansia e disturbi dell'umore, comprensione e gestione dei comportamenti nella relazione con i pari o con altri adulti, la gestione dell'arrivo d'un fratellino/sorellina, traumi o altri eventi critici conflitti.
- 6/10 anni: alimentazione, gestione dei distacchi, regole e contenimento, espressione e gestione delle emozioni, ansia e disturbi dell'umore, comprensione e gestione dei comportamenti nella relazione con i pari o con altri adulti, la gestione dell'arrivo d'un fratellino/sorellina, iperattività, difficoltà di concentrazione o scolastiche, autostima, traumi o altri eventi critici o conflitti.
In ogni caso, sono i comportamenti nuovi, "strani", non conosciuti, improvvisi, difficilmente gestibili, che mettono solitamente in allarme il genitore, il quale poi chiede un aiuto esterno professionale. Allo stesso modo, i genitori sono abilissimi, quindi una risorsa preziosa, a cogliere una differenza nello stato emotivo del proprio bambino, "qualcosa che non va" e, anche per questo motivo, desiderano un confronto. A volte, per loro è più facile osservare un comportamento che un'emozione: il comportamento è più concreto, più facilmente visibile, spaventa meno il genitore, mentre un'emozione o un vissuto sono qualcosa di astratto, che va compresa, analizzata e quindi crea maggior senso di impotenza nel genitore stesso. In entrambi i casi, il primo passo nella richiesta di aiuto che fa il genitore è qualcosa che va riconosciuto, apprezzato, valorizzato, come una presa di coscienza di una difficoltà magari lieve, che potrebbe rivelarsi più grossa, se non dovutamente vista.